La diffusione in ambito odontoiatrico degli impianti dentali come sistema di riabilitazione orale ha rappresentato un importante passo in avanti nel trattamento riabilitativo dei pazienti.
Di pari passo con la diffusione sono diminuiti i protocolli rigidi iniziali, sono cambiate le superfici e i design implantari, la somma di queste modifiche associate alla diminuzione di training operativi e la diffusione di massa ha portato ad un amento significativo di patologie infiammatorie implantari , le perimplantiti.
La perimplantite che prevede la perdita di osso intorno all’impianto, rispetto alla mucosite in cui abbiamo solo lo stato infiammatorio gengivale, è una patologia emergente negli ultimi anni ed è una condizione clinica di difficile risoluzione. Riconosce come agente eziologico primario i batteri presenti nel cavo orale e può essere esacerbata da alcuni batteri specifici e probabilmente anche da alcuni lieviti e virus.
L’aumento dei valori di incidenza e prevalenza di tale patologia possono essere spiegati dall’aumentato utilizzo delle riabilitazioni impianto-supportate, ma anche dallo sviluppo sempre maggiore delle resistenze ai farmaci e dall’uso indiscriminato di antibiotici ad ampio spettro per via sistemica. Ad oggi non disponiamo di protocolli terapeutici con efficacia dimostrata per la cura della perimplantite .
La letteratura scientifica propone l’utilizzo di terapie sia non chirurgiche che chirurgiche, associate in casi
specifici ad antibiotici per via sistemica. L’ approccio farmacologico alla patologia espone però al rischio di sviluppare resistenze al farmaco ma soprattutto al rischio di sviluppare sovrainfezioni
difficili da eradicare. Le sovrainfezioni perimplantari da parte di batteri opportunistici, lieviti e virus, sono un potenziale rischio per tutti i pazienti immunocompetenti sottoposti a terapie sistemiche con antibiotici ad ampio spettro.
Per ridurre il rischio di perimplantite è fondamentale sottoporre ciascun paziente a follow up periodici sia clinici che microbiologici, utilizzare test per la suscettibilità batterica al farmaco che si intende utilizzare e non ricorrere a regimi antibiotici empirici.
Conoscere il profilo microbiologico del paziente e le eventuali antibiotico resistenze permette di selezionare una terapia antibiotica mirata evitando la proliferazione di microrganismi opportunistici capaci di innescare e mantenere il quadro patologico.
C.Albicans, per esempio, fa parte del gruppo di patogeni particolarmente difficili da eradicare a causa
della capacità di invadere i tessuti. Una terapia di breve durata mirata a questo patogeno potrebbe risultare efficace e, contemporaneamente, del tutto ininfluente sull’equilibrio fisiologico dell’ecosistema orale.
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