Malattia parodontale ed etnie: La genetica incide sullo sviluppo della patologia?

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Una delle più grandi sfide della ricerca scientifica sulla patogenesi della malattia parodontale riguarda lo studio sempre più approfondito sulle differenze di microbiota orale fra individui diversi.

Alcuni batteri sono stati riconosciuti come patogeni parodontali,ma altri studi hanno dimostrato la possibile esistenza di ulteriori batteri implicati nel processo patologico non ancora identificati in quanto non coltivabili mediante terreni di coltura utilizzati tradizionalmente. Attualmente, infatti, disponiamo di tecniche di sequenziamento del DNA genomico basate sulla tecnica della reazione a catena della Polimerasi (PCR) che permettono di mappare il microbiota presente all’interno della placca dentale senza l’utilizzo di terreni di coltura.

È stato così possibile scoprire l’esistenza di più di 700 specie batteriche all’interno del cavo orale, le quali hanno dimostrato differenze anche per virulenza e quindi potenziale patogeno all’interno della stessa specie. Non tutti i membri di una stessa specie batterica, infatti, possiedono uguale potenziale patogeno. Solo 2/3 dei loro geni sono condivisi fra tutti i membri di una stessa specie e il restante genoma sarebbe proprio responsabile del differente comportamento dei batteri esistenti.

Sebbene la mancanza di standardizzazione per ciò che riguarda il disegno degli studi condotti in letteratura scientifica, il metodo di analisi dei dati, i criteri di selezione dei pazienti e la definizione di malattia parodontale adottata nelle diverse parti del mondo renda difficile il paragone fra gli studi scientifici, esistono differenti valori di prevalenza e distribuzione della patologia nelle diverse aree del mondo, che si sono dimostrati essere indipendenti dalle abitudini di igiene orale e dallo stato socio economico delle etnie valutate. Sembrerebbero legati alla diversa affinità genetica fra patogeno ed ospite: alcune linee evolutive di batteri si sono adattate a specifici gruppi etnici.

E’ stato osservato infatti che la prevalenza di specifici batteri varia in relazione al gruppo etnico e non semplicemente alla maggior distribuzione di patogeni in un’area geografica rispetto ad un’altra.

Oltre alle caratteristiche genetiche individuali, l’uso di antibiotici promosso dal sistema sanitari della Nazione di appartenenza sembrerebbe influenzare l’interazione fra patogeno e ospite.

Attualmente non è possibile affermare che quanto detto sopra sia la causa dei diversi tassi di prevalenza osservati per questa patologia nelle diverse popolazioni che popolano la terra. L’unica evidenza ben documentata è rappresentata dal clone JP2 di A. actinomycetemcomitans, il quale è causa dell’elevata prevalenza di periodontiti aggressive nella popolazione adolescente di origine mediterranea e della zona occidentale dell’Africa. Alcuni tipi genetici distinti di Porphyromonas gingivalis sono più associati alla malattia rispetto ad altri, ma è necessario condurre ulteriori studi per comprendere le implicazioni cliniche di questo dato.

In conclusione, gli studi presenti in letteratura scientifica che considerano il legame fra genetica individuale e patogeni parodontali, sostengono l’idea che ulteriori approfondimenti in questo senso permetteranno di comprendere l’eziologia della malattia parodontale, la quale sembrerebbe essere diversa per ciascun individuo.

Questo conferma sempre di più la necessità delle terapie preventive, predittive e personalizzate.

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