Una delle principale cause di malattie cardio/cerebro vascolari è l’ aterosclerosi, che comporta il restringimento del lume vascolare derivante da depositi subendoteliali di colesterolo, di esteri del colesterolo e calcio all’ interno delle pareti vasali.

Queste placche contengono anche vari tipi cellulari, fibroblasti e cellule immunitarie, che in fase di frammentazione portano alla formazione di trombi in loco o che possono indurre l’ occlusione di una o più arterie inducendo infarto miocardico o ictus cerebrale.

Da qualche anno è comparsa in letteratura l’implicazione di processi infiammatori locali o sistemici e di processi autoimmunitari nella patogenesi dell’ aterosclerosi.

In molti di questi articoli si evidenzia le strette connessioni tra la malattia parodontale e l’insorgenza di queste patologie, nello specifico le correlazioni sono state sancite il 10 Aprile 2014 dalla società di cardiologia Americana con un poster dedicato.

Abbiamo deciso pubblicare questo lavoro dell’Università di Palermo per divulgare e sensibilizzare sull’importanza della cura della malattia parodontale e come questa deve venire percepita dai pazienti come una terapia preventiva sull’insorgenza della patologia cardiovascolare o nel diminuire il rischio di ictus in pazienti affetti.

MALATTIA PARODONTALE E RISCHIO DI PATOLOGIE CARDIOVASCOLARI: STUDIO DELL’ASSOCIAZIONE MEDIANTE MARKER CLINICI E DI LABORATORIO

Università degli Studi di PALERMO

Le malattie parodontali e cardiovascolari sono patologie ad eziologia multi-fattoriale che annoverano un gran numero di fattori sia locali che sistemici.

Dal momento che nei paesi industrializzati le malattie cardiovascolari rappresentano la causa principale di morte, lo studio della reale associazione tra insorgenza di malattia parodontale e cardio-vascolare è di fondamentale importanza per la salute pubblica.

Dal punto di eziologico, le patologie parodontali sono causate principalmente da:

  • Batteri anaerobi, gram negativi, contenuti nella placca dentale.
  • Fattori genetici, anatomici, iatrogeni, sistemici ed ormonali possono tuttavia favorire l’accumulo di placca ed aumentare la predisposizione dei pazienti a tali malattie.

Dal punto di vista epidemiologico, circa il 60% della popolazione soffre di gengivite o parodontite moderata, mentre solo il 5-20% presenta gravi e generalizzati problemi parodontali. Secondo diversi autori, la continua e prolungata presenza dei batteri e/o delle loro tossine nel cavo orale potrebbe modificare le pareti vasali favorendo l’insorgenza di processi aterosclerotici. La parodontite cronica di grado severo determina la formazione di un ricco serbatoio subgengivale di batteri e mediatori dell’infiammazione che possono esplicare la loro azione per un lungo periodo di tempo. Sono state ipotizzate tre vie attraverso le quali infezioni del cavo orale possono determinare effetti sistemici: diffusione metastatica dovuta ad una batteriemia transitoria, lesioni metastatiche causate dalla presenza in circolo di tossine batteriche ed infiammazione metastatica causata dai batteri orali.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, le malattie cardiovascolari, causate principalmente dalla formazione di placche aterosclerotiche, rappresentano la prima causa di morte nel mondo e colpiscono ogni anno 16 milioni di individui. In particolare, nei paesi in via di sviluppo, le malattie cardiovascolari sono responsabili del 16% di tutte le morti; mentre, nei paesi sviluppati, del 50%.

I principali fattori di rischio delle malattie cardiovascolari sono l’età, il sesso, il fumo, l’ipercolesterolemia, l’ipertensione, la quantità di fibrinogeno nel plasma, la conta leucocitaria e il diabete mellito. Studi recenti hanno tuttavia dimostrato che l’infezione parodontale rappresenta un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari e che questo rischio sembra essere indipendente da altri fattori sia comportamentali che medici.

In dettaglio, alterazioni dei livelli ematici di marcatori dell’infiammazione, quali la proteina C reattiva, l’amiloide A sierica, il fibrinogeno, la viscosità plasmatica, la velocità di sedimentazione eritrocitica, la conta dei leucociti, l’ipoalbuminemia e le lipoproteine a bassa densità ossidate, rappresentano fattori di rischio vascolare e risultano essere associate all’elevata prevalenza e incidenza di patologie cardiovascolari aterotrombotiche (CVD), di coronaropatia (CHD), di infarto miocardico (MI) e di vasculopatie periferiche.

Più di recente, le citochine (per es., l’IL-6) e le molecole di adesione solubili (per es., l’intercellular adhesion molecule-1 e la vascular cell adhesion molecule-1) sono state associate sia ai fattori di rischio, sia alla malattia conclamata.

In tale contesto, le patologie parodontali sono infezioni batteriche associate a batteriemia, infiammazione e caratterizzate da un’elevata risposta immunitaria, tutti significativi fattori di rischio per lo sviluppo di aterogenesi, CHD e MI.

Molteplici meccanismi concorrono a determinare tale associazione, inclusi quelli indotti dai microorganismi patogeni del cavo orale e quelli propri della risposta dell’ospite. Microorganismi patogeni del cavo orale e mediatori dell’infiammazione, quali la PGE2, l’IL-1a, l’IL-1b, l’IL-6 e il TNF-a, rilasciati a livello delle lesioni parodontali, possono ripetutamente riversarsi nel torrente ematico, inducendo una risposta infiammatoria sistemica, caratterizzata dalla presenza delle cosidette “acute-phase proteins” e di effettori della risposta immune sistemica, tra cui anticorpi diretti contro i batteri parodontali.

Fattori di rischio, riferiti alla risposta dell’ospite, in grado di influenzare la suscettibilità individuale alla PD, comprendono il fumo di sigaretta, il diabete mellito e alterazioni, acquisite o indotte, della funzione dei neutrofili. Inoltre, la presenza di polimorfismi a carico del gene della IL-1 sono stati associati con l’insorgenza di parodontite aggressiva nell’adulto.

Sebbene l’importanza dello stress nella patogenesi della malattia parodontale sia stata ben documentata, i meccanismi biologici coinvolti sono scarsamente conosciuti e la maggior parte delle ricerche si è, per lungo tempo, concentrata sugli effetti dello stress sul sistema immunitario. Le difese immunitarie contro gli antigeni dipendono dall’interazione tra le funzioni sistemiche, riferibili alla componente comportamentale e alla reattività autonomica, proprie del sistema nervoso centrale e le funzioni immunitarie, cellulo-mediate e umorali, locali e sistemiche. Tale interazione è resa possibile dalla costituzione di una complessa rete immuno-neuro-endocrina, la cui coordinazione si basa sulle estese connessioni nervose autonomiche, ma anche sull’attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, in conseguenza del quale il cortisolo, rilasciato dalla corticale del surrene e le citochine (per es. IL-1b e IL-6) svolgono un importante ruolo di mediatori interattivi. Il dato secondo cui micro-organismi, potenzialmente patogeni, posseggono l’abilità di riconoscere gli ormoni, ha permesso di sviluppare il concetto di “endocrinologia microbica, secondo il quale alcuni microorganismi possono utilizzare ormoni, rilasciati dall’organismo ospite, quali strumenti per stimolare la crescita, dando così inizio ai processi patogeni.

In questo modo lo stress potrebbe sortire un effetto mediato da due vie, potenzialmente sinergiche, coinvolgenti un abbassamento delle difese dell’organismo ospite e un concomitante innalzamento della patogenicità dei batteri. Le catecolamine ormonali, il cui rilascio è aumentato in corso di risposta allo stress, si sono dimostrate efficaci nell’indurre la crescita e nell’incrementare la virulenza di un largo numero di micro-organismi patogeni.

Uno studio condotto dall University of Minneapolis, e pubblicata sulla rivista di cardiologia American heart association, ha esaminato 700 uomini over 55 scoprendo un legame tra la presenza di placche lungo le carotidi e la perdita di elementi dentali dovuta a malattia parodontale.

In questo caso la perdita di elementi dentali rivelerebbe uno stato d’infezione cronica delle gengive, anche quando in apparenza non sembra esserci infezione. E sarebbe proprio questo stato d’infezione a ripercuotersi poi sul sistema circolatorio con la formazione delle placche carotidee.

Nei soggetti esaminati, la metà di quelli che avevano perso almeno nove elementi presentava placche carotidee. Nei due terzi di quelli che ne avevano persi dieci, le placche cominciavano a ispessirsi, aumentando il rischio cardio/cerebrovascolare.

Partendo da questo studio , considerando che la malattia parodontale è considerata un fattore di rischio cronico per le malattie cardiovascolari, sono stati selezionati un campione di 30 pazienti del centro di ipertensione arteriosa dell’ospedale di Isernia con placche carotidee. una volta selezionati è stato rilevato che su 30 paz che presentavano placche carotidee ben 25 avevano malattia parodontale in fase attiva.

Quindi considerando che la malattia parodontale è considerata un fattore di rischio cronico per patologie cardio/cerebrovascolari i pazienti selezionati sono stati sottoposti a un trattamento di igiene orale e trattamento parodontale non chirurgico con successivi richiami a 3mesi e 6 mesi stabilendo protocolli personalizzati.

In questi pazienti c’è stata una riduzione dell’indice di placca dell’indice di sanguinamento gengivale con riduzione della profondità di tasca. Lo studio è stato effettuato allo scopo di mantenere un buon controllo della placca batterica considerata fattore di rischio infiammatorio cronico per aterosclerosi nei pazienti già ad alto rischio cardiovascolare per la presenza di altri fattori rischio quali: ipertensione, dislipidemie , diabete, obesità, fumo e stress.

Risulta fondamentale stabilire dei protocolli di igiene orale personalizzati su questi pazienti che si rivolgono a strutture ospedaliere o presso centri specializzati. L’utilizzo di metodiche non chirurgiche, monitorare la pressione arteriosa e altri parametri di rischio, colesterolo, stress, pcr, emocromo, dosaggio patogeni e IL tramite esami microbiologici, fattori risultano fondamentali.

Il futuro della nostra professione è fondata su un team interattivo odontoiatra, igienista, specialista che trattano pazienti ad alto rischio cardiovascolare interagendo tra loro

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REVISIONE LETTERATURA: DR.SSA IDA DI NARDO

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