La malattia parodontale in gravidanza è una problematica di sanità pubblica a livello mondiale, interessando approssimativamente il 40% delle gestanti.

La patologia compromette l’esito della nascita del feto mediante diretta azione batterica oppure flogosi originata nel parodonto.

Le basi fisiopatologiche di questo fenomeno si esplicano mediante la produzione, da parte dei microorganismi parodonto-patogeni e dei leucociti PMN, di fosfolipasi A2; enzima che, come noto, idrolizza i derivati dell’acido arachidonico risultando nella sintesi di prostanoidi. La liberazione di quest’ultimi nel circolo sanguigno può causare parto pre-termine e nascita di neonati sotto-peso.

 

Uno studio del 2019 di Wei Guang Bi et al. ha portato nuove e importanti evidenze. La revisione sistematica con meta-analisi di studi clinici controllati randomizzati è stata anche la prima a studiare gli esiti del trattamento parodontale sulle madri. Gli studi inclusi nella sintesi quantitativa sono stati identificati da banche dati autorevoli, analizzati in cieco dagli autori e, utilizzando criteri di inclusione ed esclusione rigidi è stata garantita una quanto più corretta analisi dei dati.

 

Tra le caratteristiche degli studi RCT inclusi, si osserva che gli interventi eseguiti sul gruppo di trattamento sono PSR, scaling senza curettage e istruzioni di igiene orale.

 

Il primo risultato della sintesi e meta-analisi dei dati è stata la diminuzione del rischio della mortalità perinatale (RR=0.53) con un NNT di 162 (number needed to treat: questo significa che per ogni 162 pazienti trattate, si potrebbe evitare 1 morte perinatale). Inoltre, il gruppo-trattamento ha dimostrato avere: un minore rischio di nascita pre-termine (RR= 0.78) con un NNT di 37; una significativamente maggiore età gestionale alla nascita (MD= 0.94); un peso alla nascita più alto rispetto al controllo (MD=200.79).

Per quanto concerne le complicanze materne (rischio di sviluppare diabete gestazionale, pre-eclampsia e parto cesareo), non è stata evidenziata una differenza statisticamente significativa tra gruppo trattamento e gruppo controllo.

 

 

In conclusione, questo studio afferma che il trattamento parodontale durante la gravidanza è associato a minor rischio di mortalità perinatale e aumento del peso alla nascita. Inoltre, il trattamento parodontale non è associato a sviluppo di diabete gestazionale o anomalie congenite.

Nonostante i limiti di dimensione campionaria, da questa revisione emerge la necessità di includere nelle cure pre-natali anche un programma di salute orale volto, in particolare, alla cura e alla prevenzione della malattia parodontale. Le evidenze suggeriscono di prestare particolare attenzione alla cura e al trattamento delle donne in gravidanza, assegnando loro appuntamenti frequenti (almeno ogni trimestre) e personalizzati in base alle necessità di ciascun caso.  Il periodo di transizione di queste pazienti deve essere tenuto in forte considerazione alla luce del rischio di profonde alterazioni fisiopatologiche orali.

 

Per saperne di più: https://doi.org/10.1080/14767058.2019.1678142

 

Autori: Joana Berberi e Giulia Riva.

Supporto e revisione: Matteo Fanuli.