Statins

La ricerca sta sempre più valutando con attenzione gli effetti delle statine sulle malattie parodontali.

Le statine nascono per il controllo lipidico e la riduzione del colesterolo vengono anche comunemente usate per controllare le malattie cardiovascolari e cerebrovascolari. Le statine hanno inoltre un effetto antinfiammatorio.

L’obiettivo di questo studio era di valutare l’effetto antinfiammatorio del farmaco nei pazienti affetti da parodontite cronica utilizzando la statina

Così, le statine potrebbero inibire l’infiammazione, tramite inibizione della via del colesterolo intracellulare interferendo con la funzione della proteina interleuchina (IL) -1 nelle sue due forme attive, IL-1 α e IL-1 β codificate da geni separati.

Entrambe sono potenti molecole pro infiammatorie e sono i costituenti principali di quello che una volta si chiamava fattore di attivazione osteoclastica.

Il dosaggio del fluido crevicolare, tramite test orali, fornisce un mezzo semplice per studiare il fattore di risposta al cambiamento dei costituenti nel liquido.

L’essudato infiammatorio da microcircolazione gengivale raccoglie molecole di potenziale interesse dalla reazione infiammatoria locale.

Pertanto, il fluido offre una grande potenziale fonte di fattori come mediatori infiammatori.

L’aumento di mediatori infiammatori del fluido sulculare può essere di valore diagnostico nella valutazione dello stato di malattia parodontale.

I soggetti selezionati sono stati raggruppati in due gruppi

Gruppo-I consiste di soggetti con parodontite cronica generalizzata e in terapia con statine

Gruppo-II soggetti con parodontite cronica generalizzata ma non in terapia con statine

 

La definizione di parodontite cronica generalizzata presentava i seguenti criteri di inclusione;

Soggetti con perdita di attacco clinico di 3−5 mm in oltre il 30% dei siti. Altri criteri di inclusione erano. Soggetti con numero minimo di 15 denti, valutazione indice di placca e indice gengivale per entrambi i gruppi.

Nel gruppo-I soggetti erano trattati con atorvastatina con dosaggio di 20 mg/giorno per un periodo minimo di 6 mesi.

Criteri di esclusione includoevano il diabete mellito ,pazienti fumatori e soggetti in cura con farmaci steroidi a lungo termine e pazienti in terapia parodontale negli ultimi 6 mesi.

 

Il processo di malattia parodontale è sito-specifico e ha origine multifattoriale dove agenti patogeni parodontali, risposta dell’ospite, valutazione genetica, sistemica e fattori di rischio comportamentali sono fondamentali nello sviluppare e mantenere il processo di malattia.

Quindi, sono state adottate varie misure per la valutazione batterica, genetica, immunologica e sistemica oltre ai tradizionali parametri clinici e radiografici al fine di valutare lo stato parodontale del paziente.

 

In questo studio, la media di fluido crevicolare e i livelli di IL-1 β (mediatore infiammatorio) risultavano più bassi nei pazienti in terapia con statine.

Inoltre è stato notato come che la simvastatina riduce la produzione della IL1, IL-6 e IL-8 nelle linee cellulari epiteliali umane coltivate. Questo studio risulta essereuno dei primi per valutare i livelli di IL-1 β in pazienti con parodontite cronica e l’efficacia della statina.

L’effetto antinfiammatorio delle statine è stato dimostrato dal nostro studio e anche da altri studi contemporanei.

Un altro motivo del miglioramento parodontale dovuto alle statine potrebbe essere dovuto gli effetti benefici che le statine inducono attraverso la diminuzione dei livelli di colesterolo LDL . Alcuni studi dimostrano che i pazienti iperlipidici sono più inclini alla malattia parodontale.

Simvastatina e atorvastatina, sono farmaci che stanno dimostrando di avere diversi vantaggi nel trattamento delle malattie parodontali. Le proprietà antiossidanti ed antinfiammatorie delle statine localmente trasportate potrebbero ulteriormente facilitare la guarigione dei difetti intraossei parodontali. Tuttavia, studi clinici a lungo termine nei soggetti umani sono necessari per valutare i potenziali benefici delle statine in terapia parodontale rigenerativa.

 

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Schema dell’effetto delle statine

Le statine sono ora tra i farmaci più frequentemente prescritti e sono attualmente utilizzate da circa 25 milioni di persone in tutto il mondo. La sicurezza e la tollerabilità delle statine fanno sostenere il loro uso come trattamento first-line per l’ipercolesterolemia. Miopatia (alterazione cellulare o degli spazi interstiziali ) e rabdomiolisi ( danno delle cellule scheletriche ) sono le sue complicazioni più serie delle statine attualmente in commercio, ma si verificano molto raramente.

La popolazione curata con le statine è destinata ad aumentare notevolmente nel prossimo futuro, perché ora sono consigliate anche per le persone con il livello di colesterolo basso o normale, soprattutto come prevenzione secondaria. I risultati del nostro studio ha dimostrato l’effetto antinfiammatorio delle statine sul paziente con parodontite cronica.

Il vantaggio della riduzione dei processi infiammatori nei tessuti possono risultare distinti, multipli e possono essere correlati tra loro.

All’interno di questo paradigma, le statine possono avere benefici diretti così come indiretti sull’ infiammazione arteriosa. Le statine possono avere un impatto sull’ infiammazione arteriosa attraverso azioni dirette nella formazione degli ateromi. Inoltre, le statine riducono l’infiammazione in località extra-arteriosa (come tessuti parodontali). Teoricamente, questa riduzione di infiammazione extra-arteriosa può diminuire la produzione di citochine, diminuendo la stimolazione pro-infiammatoria che a loro volta induce l’attivazione delle citochine inducendo e sostenendo la formazione delle placche aterosclerotiche in una sorta di circolo vizioso.

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